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Una comunità per i bambini
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Messenger kids: negli Stati Uniti, una messaggistica per bambini

Negli Stati Uniti è arrivata Messenger Kids, una chat collegata al profilo facebook di un utente che desideri utilizzarla per il proprio figlio di età compresa tra i 6 e i 13 anni. Supervisione dei genitori, limitazione alla connessione wifi e scelta dei contatti per tutti gli utenti under 13, sono le caratteristiche principali di questa messaggistica che permetterà ai bambini di restare in contatto con i propri amici e con le persone della loro vita.

Una mossa ben studiata, quella di avvicinare i piccoli utenti alla piattaforma più popolare al mondo: connettersi da giovanissimi, prendere dimestichezza con la rete, fidelizzare migliaia di possibili nuovi utenti che decideranno se gestire, in futuro e in piena autonomia, un profilo facebook personale. Apparentemente, il motivo scatenante, che ha stimolato i manager del social network a ideare un luogo virtuale in cui i bambini fossero in contatto con i loro amici e parenti, è nato dal fatto che anche in Facebook molti genitori si siano domandati e spaventati per la crescente presenza di utenti di fascia 6/7 anni all’interno del mondo digitale. Con Messenger Kids essi possono scrivere ai nonni, agli amici e altri parenti animando le loro conversazioni con gif e emoji personalizzate per la loro età, ma, soprattutto, lo possono fare solo sotto la supervisione del genitore; non sono inseriti spazi pubblicitari e non è possibile effettuare acquisti; non si potranno cancellare i messaggi o nasconderli a mamma e papà. Un vero e proprio spazio web condiviso che siamo sicuri nasconda qualche perplessità intorno alla quale puntiamo l’attenzione. Da subito, i tecnici di Facebook, si sono chiesti se questo approccio precoce al digitale non provochi, a lungo termine, effetti collaterali sulla loro socialità e salute: per ovviare a questo dubbio, è stato investito un milione di dollari per collaborare con accademici e studiosi intorno al tema. Ma la perplessità resta accesa: se da un lato la paura principale di noi genitori è ancorata alla possibilità che i nostri figli siano adescati in rete da pedofili e sconosciuti malintenzionati, ci sembra, al tempo stesso, che, le buone intenzioni di Facebook nel darci degli strumenti di controllo direttamente gestibili, velino la strategia di avvicinamento di tutti quei futuri utenti che popoleranno il web tra pochi anni. Così ci domandiamo, e non siamo gli unici, se il tempo trascorso con noi davanti a una chat non possa, invece, essere investito in attività ludiche, sportive ed educative alternative al web, o in incontri personali con i cari ai quali evidentemente non possiamo fare a meno di scrivere. E la risposta ci è chiara: è impossibile chiudere gli occhi davanti al progresso e all’attrazione che i nostri bambini nutrono fin da giovanissimi nei confronti dei dispositivi digitali – un pò per imitare anche i nostri atteggiamenti – ma non dobbiamo farci governare da strategie imposte da un sistema che decide per noi e che, studiati i nostri interessi, disegna la nostra vita digitale dalla A alla Z. Non abbandoniamo la buona prassi di imparare dall’esperienza quotidiana, vissuta e condivisa con i nostri amici e parenti, al di là di uno schermo che irrigidisce le relazioni, toglie quel calore umano di cui, sempre, abbiamo bisogno.

07 Febbraio 2018 - Barbara Mastria
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