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Una comunità per i bambini
il blog sull'educazione di Family Like

Come reagisci quando criticano tuo figlio?

Quando le critiche e i giudizi coinvolgono i nostri figli, soprattutto se adolescenti, ci sentiamo spesso impotenti, vorremmo agire, metterci nei loro panni. Ma come possiamo, invece, aiutarli davvero? Ci è capitato qualche volta di dover fare i conti con nostro figlio alle prese con una parola di troppo da parte dei compagni di scuola, della critica di un professore o la derisione in pubblico. Ancora non ci eravamo posti il problema delle critiche e dei giudizi nascosti in chat e in conversazioni di gruppo dei quali non abbiamo il controllo.

Da sempre comprendiamo la facilità con cui una conversazione sbagliata, una parola di troppo, un giudizio in piena regola possano avere degli effetti molto negativi sulla nostra sensibilità e sul modo in cui ci confrontiamo con gli altri. Quando ad esserne coinvolti sono i nostri ragazzi, ci sentiamo doppiamente chiamati in causa, un pò per arginare la loro sofferenza, ma spesso perché non sappiamo come agire nell’immediato per essere loro di sostegno. La comunicazione tra esseri umani è un dono straordinario, naturale, ma non così semplice da controllare. Quando ci troviamo davanti all’altro portiamo dentro di noi fatiche e conquiste di ogni giorno e sulle nostre spalle gravano le esperienze pregresse della nostra esistenza. Chi a un gesto amichevole ci respinge, chi se la prende per tutto e chi serenamente sta al suo posto e occupa il suo pezzo di mondo. Quali adulti, ci accorgiamo quanto sia complesso entrare in relazione: spesso gli ostacoli sono dettati dall’educazione impartita dalla famiglia d’origine, da ricordi impressi nella memoria che ritornano sottoforma di parole e azioni, associate a comportamenti che vediamo ripetersi nel quotidiano. Saremmo già abbastanza fortunati se ci accorgessimo di tutto ciò nel momento in cui perdiamo le staffe, ci arrabbiamo e pronunciamo giudizi e critiche in presenza dell’altra persona, forse ci fermeremmo prima. Pensiamo, poi, al circuito negativo che si instaura oggi attraverso chat e messaggistiche di gruppo che permettono di esprimerci in merito a qualsiasi cosa e chiunque anche in sua assenza. L’intermediazione di un mezzo che si pone tra due persone che non sono simultaneamente nello stesso luogo le rafforza nell’esprimere un concetto, un messaggio articolato: si sentono al riparo da una reazione immediata che non si è in grado di prevedere e che potrebbe urtare la propria sensibilità. Affrontare l’argomento con i nostri figli adolescenti è molto complicato, proprio con loro che non si sottraggono a prendere in giro un compagno di scuola o a esprimersi volgarmente per divertimento. Vorremmo rispondere ai messaggi e inserirci nella loro conversazioni con gli amici, sostituirci a loro e fare la voce grossa. Ma qual è realmente l’atteggiamento che potremmo adottare in questi momenti? Arrivati sin qui siamo già lodevoli per aver percepito in loro un disagio, una piccola sofferenza e possiamo volerci bene per questo; potremmo continuare mettendoli a loro agio, affrontando apertamente il problema, rendendoci disponibili al dialogo e lasciando loro anche la possibilità di provare cosa sia la sofferenza e il disagio: non c’è insegnamento migliore dell’esperienza.

22 Febbraio 2018 - Barbara Mastria
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