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Una comunità per i bambini
il blog sull'educazione di Family Like

Iniziare l’avventura in una nuova scuola con la fotografia

L’istituto comprensivo del Vergante cura l’accoglienza dei nuovi alunni delle scuole medie con un laboratorio fotografico. La fotografa Rosy Sinicropi ci racconta le emozioni dei ragazzi.

L’Istituto Comprensivo del Vergante organizza ormai da anni momenti di passaggio e di accoglienza dei bambini/ragazzi dall’ultimo anno della scuola primaria al primo anno della scuola secondaria di primo grado. 

L’obiettivo é quello di facilitare il passaggio, mettendo i ragazzi nelle condizioni di poter incontrare, conoscere e instaurare dei rapporti amicali con i futuri compagni di classe e insegnanti.

Questo permette di cambiare la prospettiva dell’ingresso nella nuova scuola, agevolando un approccio leggero ma strutturato che permetta di cominciare la nuova avventura scolastica e relazionale con uno spirito più sereno.

L’accoglienza é strutturata in due momenti fondamentali: una prima parte fuori dal contesto scolastico e comunitario ma in un ambiente informale, nello specifico, al mare!

La seconda parte prevede un percorso a scuola, nelle prime settimane dopo l’inizio. Tutta la classe é condotta a vivere un’esperienza di gruppo in cui ciascun componente é chiamato a mettersi in gioco in una nuova avventura formativa e relazionale.

Da due anni ha scelto di utilizzare la fotografia come strumento per esprimere le proprie emozioni.

Rosy Sinicropi, fotografa e animatrice sociale e culturale di Vedogiovane, da anni utilizza la fotografia come strumento di espressione e di esplorazione del sé. Attraverso l’allestimento di un set fotografico, con fondale, flash, cavalletto e macchina fotografica, crea le condizioni affinché i ragazzi possano stare nel set da soli e scattarsi delle foto che raccontino una parte di sé.

Le reazioni sono spesso divertenti e allo stesso tempo tenere: i ragazzi si sentono spiazzati a trovarsi in un set fotografico allestito in un’aula della loro scuola; ascoltano le istruzioni con curiosità e attenzione e poi si trovano da soli in una stanza dove sono entrati chissà quante volte, ma questa volta, ha un aspetto e una funzione diversa. Poi quando Rosy rientra, sembra che si siano tolti un peso e in molti raccontano di essere arrivati agitati e un po’ nervosi, di essersi spaventati per la potenza dei flash ma poi di essersi divertiti, perché ‘quella macchina fotografica fa le foto proprio bene!’.

 

L’obiettivo é sperimentare uno sguardo nuovo su di sé e sugli altri, provando ad andare oltre gli stereotipi e le etichette di cui siamo spesso sia vittime che carnefici.

E’ possibile sperimentare un livello di conoscenza più profondo in un contesto protetto, esprimendo qualcosa della propria intimità attraverso l’immagine condotti da un adulto che non li giudica e non ‘medicalizza’ quel che rappresentano.

Quindi si ri-guardano subito sullo schermo del computer, qualcuno ride nervosamente, altri tacciono per qualche secondo, altri ancora si trovano bruttissimi o bellissimi. Ma quasi tutti si guardano incuriositi. E quando devono osservare la persona che hanno davanti fanno fatica a trovare le parole per descrivere emozioni e vissuti. Fanno perifrasi, esempi, ma il vocabolario emotivo sembra un po’ carente.

Viene da chiedersi se sia una questione di età o di povertà linguistica o di fatica a trovare le parole per descrivere ciò che hanno dentro.

Qualcuno sostiene che leggano poco, altri che manchi un confronto relazionale ed umano profondo che aiuti ad apprendere dall’esperienza sia parole che vissuti.

Di fatto é evidente come ciascuno porti un carico emotivo importante dovuto alle esperienze individuali ma anche alla fase della vita in cui si trovano; lì in quel confine tra infanzia e pre-adolescenza, quando non si é più bambini ma non ancora ragazzi; quando il corpo comincia ad accennare i suoi primi cambiamenti che in una stessa classe si presentano con differenze a volte straordinarie. E quel carico emotivo che si portano dentro é frutto anche di un contesto storico che li vede un po’ spettatori e un po’ protagonisti inconsapevoli, di un cambiamento in cui le famiglie cambiano e si trasformano; in cui la crisi economica si fa sentire sulle loro spalle non solo negli aspetti pratici quotidiani ma anche in quelli emotivi, in cui i genitori perdono il lavoro o hanno poche certezze per il futuro.

Nelle situazioni complesse e in quelle più semplici della loro quotidianità, imparano a stare al mondo, imparano a cavarsela grazie all’aiuto degli adulti e grazie alla loro capacità di tirarsi su le maniche ed affrontare le cose.

E allora guardano in camera, cercano un’emozione che li stia accompagnando, parte il flash ed ecco una piccola opera d’arte. Sono loro, con le loro specificità, i loro difetti, i loro punti di forza, che nemmeno pensavano di avere. Così compaiono, eroi, guerrieri, rock star, divinità mitologiche.

E questo, nel loro piccolo, tra i brufoli che cominciano a comparire sul viso, apparecchi ai denti e sorrisi che iniziano a farsi maliziosi, li mostra per quello che forse sono in fondo: piccoli eroi del nostro tempo.

22 Ottobre 2018 - Rosy Sinicropi
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