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Una comunità per i bambini
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Il ministero sta studiando il modo di inserire il cellulare tra i materiali scolastici? Tu cosa ne pensi?

Solo un paio di mesi fa la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha dichiarato che l’uso del cellulare in classe aumenterebbe l’apprendimento degli studenti e che esso rappresenti una straordinaria opportunità, se utilizzata in modo corretto. E chi, come molti di noi, lotta ogni giorno per limitarne l’uso ai propri figli, cosa dovrebbe pensare? Per questo, la frase della ministra Fedeli e, l’idea che i nostri ragazzi possano usare lo smartphone in classe senza problemi, ci desta qualche sospetto.

Immaginiamo, ma è la realtà, che anche nel resto d’Europa ci si interroghi sui vantaggi e svantaggi dell’uso del dispositivo durante le ore di lezione, e saremo incoraggiati nel sapere che i risultati sugli esperimenti svolti in alcuni istituti, anche in Italia, siano profondamente negativi. Infatti, il livello di concentrazione, l’uso e l’articolazione del linguaggio, i livelli di apprendimento e i risultati finali, non migliorano. Con un cellulare in mano scriviamo ai nostri amici su Whatsapp, rispondiamo alle loro battute nei gruppi, visualizziamo le stories di Instagram e scorriamo le notifiche di Facebook, interagendo in qualsiasi posto ci troviamo. Questo è il quadro all’interno del quale ci inseriamo anche noi genitori quando ammettiamo di isolarci per periodi più o meno prolungati, in cui sembra che tutto ruoti intorno al quel dispositivo che nel corso degli anni ci ha reso un po’ distratti e distanti, forse, dalla vita reale. Nell’età adolescenziale la scuola non è percepita da tutti come un momento importante e un luogo in cui “non fare” delle cose, per cui ogni divieto che il genitore o l’insegnante impone è visto come un ostacolo che in qualsiasi modo dovrà essere raggirato. Pensiamo, dunque, che quel cellulare dal quale i nostri ragazzi fanno fatica a staccarsi, non rimarrà nel loro zaino o nella tasca della giacca, ma anzi sarà oggetto di distrazione continua. Non siamo d’accordo nel permettere loro di utilizzarlo come supporto alla didattica, coscienti che altri strumenti quali lavagne interattive multimediali e notebook come supporti sui quali leggere ed eseguire esercizi siano sufficienti e sufficientemente controllati. Dal canto suo, la ministra rassicura che le distrazioni potranno essere arginate contando sulla formazione e l’attenzione degli insegnanti: ma noi, che abbiamo saputo dalla nostra collega che sua figlia è stata adescata in rete da un uomo adulto che le ha chiesto un appuntamento e vorremmo in qualche modo essere più presenti nella vita social dei nostri figli, cosa possiamo fare? Difficile dirlo dal momento in cui, in base ai risultati della commissione che sta lavorando al provvedimento, i nostri ragazzi saranno legittimati a usarlo e non avremo più voce in capitolo nell’evitare che si distraggano a lezione. Un Paese che vuole introdurre l’uso del cellulare per la didattica non ci sembra un Paese all’avanguardia, ma arrendevole e incapace di educare i giovani al suo uso consapevole. Come genitori, potremmo continuare a parlare con loro, a creare e inventarci momenti per stare insieme, sconnessi dalla rete, ma connessi emotivamente tra di noi, in cui provare a scambiarci opinioni, darci consigli e incoraggiandoli a mantenere un buon livello scolastico. I ragazzi scopriranno che la scuola è un mondo da vivere intensamente e che gli anni vissuti insieme ai propri compagni costituiranno quel bagaglio enorme dal quale, nel futuro, recuperare spunti e ispirazioni.

12 Dicembre 2017 - Barbara Mastria
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